lunedì 23 aprile 2018

OUR "WASTED" FEELINGS

"Ci hanno insegnato che gli amori non corrisposti non servono a niente.
E' la cultura dell'efficienza che ci domina: se uno sforzo non produce un risultato immediato allora lascia perdere, ti fai solo del male, guardati attorno che il mare è pieno di pesci. Tutto il repertorio.
Ma se è chiaro che bisogna evitare l'accanimento patologico e che si deve stare in guardia dagli amori tossici, non bisognerebbe nemmeno dimenticare che l'innesco di ogni amore, la sua energia propulsiva, ciò che letteralmente "ci sposta da noi stessi" è amare, non essere riamati. Bisognerebbe rammentare che l'amore è un dono, e che se lo spendessimo solo quando certi di ricevere un tornaconto immediato allora sarebbe una compravendita. Bisognerebbe ricordare, anche, che non sempre ci appassioniamo alle cose che ci riescono meglio. Conosco persone che amano il canto ma sono stonate come campane, eppure questo non impedisce loro di cantare. Ne conosco altre che non vinceranno mai coppe né medaglie eppure vanno a correre tutti i giorni. Ci sono individui che non diventeranno mai Hemingway né Picasso, eppure scrivono o dipingono ogni volta che possono. Non lasciano perdere. La passione più antica che io ricordi, per esempio, è il disegno, lo amo da sempre e con tutto me stesso. Ma il disegno non è mai stato un amante riconoscente, non mi ha mai ricambiato con la stessa intensità. Ho imparato a disegnare solo disegnando tanto, perché non sono mai stato uno di quei bambini davvero "portati", non ho mai avuto "la scintilla", quella che conoscevo bene perché la vedevo brillare, nella mia sola classe, in Daniele, Massimiliano e Alberto. Che poi loro non se ne siano fatti niente e abbiano scelto altre aspirazioni, mentre il sottoscritto è riuscito a diventare un disegnatore professionista, dice che nessuno di noi ha scelto l'amore più facile. Perché se l'innamoramento è una cosa che accade, e non ci si può fare nulla, l'amore invece lavora sempre, sempre sulla trasformazione e sulla possibilità. Anche quando quella possibilità è minima. Perfino quando quella trasformazione appare senza speranza. 
L'amore nasce dal desiderio, e i desideri fanno così: ci mettono alla prova per vedere quanto ci teniamo davvero. 
Desiderio deriva dal latino "de sidera" che significa "mancanza di (delle) stelle". Ogni desiderio esprime dunque una nostalgia, o un'aspirazione. 
Il simmetrico di desiderare è considerare. Considerare deriva da "cum sidera", che significa "guardare le stelle", "prestare attenzione". Ogni considerazione esprime dunque una volontà, o un atto, una forte determinazione.
Desiderare indica la direzione che ci manca, considerare ci aiuta a non smarrire la strada.
Amare senza ritegno è un salto che ci restituisce ogni volta un posto fra gli astri, comunque vada"


Riflessione esatta,che mi ha colpito molto e che ho pensato anch'io tante volte... Molto spesso,il desiderio stesso rappresenta una forza trainante,ciò che fa venire a galla il meglio di noi stessi,indipendentemente dall'essere corrisposto o -. Indubbiamente,"il mare è pieno di pesci",questo è ovvio... xò,non sempre è tutto così semplice. Qualc1 o qualcosa che lascia un segno indelebile dentro di noi c'è sempre,anche quando non ricambia i nostri sentimenti;xò,nulla va mai xduto,questo lo penso anch'io:è come se qualcosa restasse ad "impregnare" tutto ciò che c'è attorno a noi,riuscendo,in qualche modo,anche a raqgiungere chi amiamo. E,soprattutto,l'amore che proviamo ci dà quella spinta che ci fa cambiare,migliorare... corrisposto o - che sia.





domenica 22 aprile 2018

IL VALORE INFINITO DI OGN1.


Ultimamente,poiché sono sempre molto interessata ai temi etici,mi sto ritrovando sempre + spesso a leggere dibattiti ed articoli riguardo il “fine vita”,col vago sospetto che ci sia una volontà sempre > ad eliminare il 1a possibile e senza troppo rumore le xsone che,con le loro malattie,le loro disabilità e le loro condizioni fisiche/psichiche,possano farci ricordare che siamo esseri umani limitati,vulnerabili,diciamo non sempre invincibili come vorremmo;in altri termini,xsone che po3bbero un attimino farci fermare e riflettere sulla ineluttabile condizione umana,sulla caducità della nostra vita. Quello della “sofferenza” è il tema etico che solleva polemiche + di tutti,quello che + è in ° di scuotere gli animi e le critiche,quello che + riesce a far nascere domande dentro ogn1 di noi… Da un bel po’ a questa parte,si sta diffondendo sempre + la teoria del “non ne vale la pena/la sua vita è inutile” nei confronti di xsone affette da disabilità gravissime e malattie incurabili;gli ultimi casi di Charlie Gard ed Alfie Evans







hanno fatto il giro del mondo,dividendo l’opinione pubblica in 2;alla lista,vanno aggiunti i + noti Eluana Englaro (lasciata morire di fame e di sete),Piergiorgio Welby e Dj Fabo. La domanda da porsi,2° me,è soltanto una:quand’è che una vita ha valore? Solo quando è sana/produttiva? E poi,una volta capito questo (ammesso che sia possibile arrivare ad una risposta),chi è che dovrebbe decidere quale xsona  abbia + diritto di un’altra? Esiste qualc1 (che non sia Dio),posto + in alto degli altri,che abbia il potere di decidere? E questo potere chi glielo dà? Voglio dire:dove e da chi/cosa va posta la linea di confine tra il “sì” e il “no”? E ancora:chi ha “diritto” di vivere? Chi + di un altro? Quali disabilità/difetti/malattie sono accettabili? I casi elencati sono indubbiamente di xsone ridotte a corpi inermi,corpi completamente dipendenti da altri,xò… questo vuol dire avere < diritto alla vita? Siamo “autorizzati” a vivere solo se in ° di agire/pensare/camminare,insomma,di essere produttivi? Siamo al cogito ergo sum (ergo,solo chi cogita può/deve vivere)? Di questo passo,allora,anche la vita delle xsone affette da Alzheimer non ha valore o quella di un anziano (tanto,deve solo aspettare di morire) o anche quella di un bambino di 3 mesi o,ancora di +,quella di un embrione non hanno alcuna voce in capitolo sulla loro stessa vita,in quanto non produttivi,non decidenti,ma dipendenti da altri in tutto e x tutto… Non pensano,non decidono,non consumano,non comprano! E lo stesso dicasi x i tanti che soffrono di depressione:quanti stanno chiedendo di essere eliminati xché non + capaci di sopportare quel dolore immenso che hanno nell’anima,xché non trovano neanche un piccolo motivo x andare avanti x alzarsi dal letto al mattino;e allora? Che si fa? Si assecondano tutti? O,forse forse,certe volte (non dico sempre,ma molte volte sì),dietro queste richieste si celano delle grida di dolore e di aiuto? Quante di queste xsone vorrebbero,invece,rivedere la luce,essere amate,accudite,sostenute ed accompagnate con amore anche nella sofferenza? Se vedo un amico seduto sul davanzale pronto a lanciarsi nel vuoto,lo spingo? Sono autorizzato a spingerlo giù solo xché,in fondo,quella è la sua volontà? Oppure cerco di farlo uscire da quel tunnel di buio e di dolore in cui è finito? Mhhh…. Quante volte avremmo desiderato morire,sotterrarci e scomparire x non sentire + il dolore che ci lacerava dentro? Xò,di contro,quante volte,poi,è bastata la chiamata di un amico o un invito x un caffè,x risollevarci e farci vedere tutto s8 un’altra luce? Certo,non vorrei paragonare la sofferenza infinita e senza uscita di un malato in stato vegetativo xmanente o di un cerebroleso con quella di una xsona che ha dovuto amputarsi un braccio a causa di un incidente,fatto sta che xò la linea di confine tra ciò che è lecito/morale e ciò che non lo è può diventare molto sottile ed ambigua… Un caso che può essere di esempio è quello dell’americano Nick Vuijic

https://www.youtube.com/watch?v=mzeeDjFanCU

nato senza braccia né gambe e salvatosi xfino da alcuni tentativi di suicidio (e qui,entra in gioco sempre la stessa domanda:sarà un caso se qualc1/qualcosa non gli ha xmesso di spezzare la sua vita? avrà avuto una qualche missione da compiere ancora sulla terra? ebbene sì,ce l’aveva eccome!),avvenuti durante gli anni della adolescenza,in cui (molto comprensibilmente),Nick faticava ad accettare la sua condizione ed il suo fisico “difettoso”. Chi l’avrebbe mai detto,all’epoca,che proprio quel corpo così svantaggiato,così menomato ed “inutile” (2° l’attuale visione delle cose,un corpo privo di arti non può essere produttivo, o "utile"essendo incapce xfino di avvitare un bullone) sarebbe stato capace,un giorno,di diventare un esempio,un incoraggiamento x migliaia di xsone,un trascinatore x giovani demotivati/scoraggiati? Ness1 avrebbe scommesso 1 $ su di lui,qualunque medico avrebbe suggerito alla madre di abortirlo,eppure… L’accettazione di sé,dei suoi “limiti” (chiamiamoli così),l’aver smesso di lottare caparbiamente contro qualcosa che non può essere cambiato,l’essersi “arreso” dinanzi alla incontrovertibile realtà ha trasformato la sua vita in qualcosa di unico ed irripetibile (ciò che poi è ogn1 di noi):è questo che accade quando iniziamo ad accettare qualcosa che ci troviamo “in dotazione”,quando ci “arrendiamo” di fronte a qualcosa che deve rimanere così com’è e che non può/deve essere cambiata. Accade che,miracolosamente,iniziamo a capire che quel qualcosa,quel problema,quella situazione tanto spiacevole e dura da accettare,se è lì,davanti a noi,ci sta “comunicando” qualcosa,ci sta insegnando a guardare in una direzione in cui non volevamo guardare,ci sta obbligando a cambiare qualcosa di noi stessi;xché,senza quel problema,quell’imprevisto,quel difetto,non avremmo mai considerato un altro punto di vista,né avremmo guardato così attentamente dentro noi stessi e le nos3 potenzialità. A volte,chissà,anche quel corpo inerme e “senza senso” (apparente) del malato in stato vegetativo è lì x un motivo:x far riflettere chi gli sta intorno,x fargli capire qualcosa (xfino di se stesso) e,addirittura,x incoraggiare chi,pur essendo + fortunato,vorrebbe mollare tutto e buttare all’aria la propria vita. Quante volte vorremmo arrenderci e scappare,xché ci sentiamo inadeguati,stupidi,falliti e poi,venendo a contatto con chi veramente soffre,ci rendiamo conto dei doni e delle potenzialità che abbiamo? Forse,molte tristi realtà che ci circondano non sono state messe lì senza motivo,ma x mostrarle a noi che non sempre riusciamo ad apprezzare ciò che abbiamo e siamo.
Riflettendoci,anche senza giungere a casi es3mi,tutti abbiamo sximentato qualcosa di simile:chiunque è stato messo dinanzi a problemi,imprevisti,fallimenti,situazioni buie,x poi,solo dopo,scoprire che anche quel buio aveva un suo xché:magari ci ha fatto riflettere su chi siamo/vogliamo essere,magari ci ha fatto incontrare una xsona importante che poi ha cambiato il corso della nostra vita (quante xsone,incrociate sul nostro cammino apparentemente x caso e senza motivo,si sono poi rivelate fondamentali x la nostra crescita e la nostra trasformazione?) oppure ci ha fatto osservare la vita s8 un'altra luce.
Alla fine,non c'è foglia che si muova senza una ragione.... Non c'è nulla di insignificante o inutile. Figuriamoci se c'è un essere umano che non serva a niente o a ness1.